Il settore termale secondo Federterme

Pubblicato il 10 maggio 2011
La prima edizione di Thermalia, l'evento organizzato da Rimini Fiera e Federterme che si è svolto in contemporanea a RiminiWellness 2011, ha ospitato la presentazione dell'ultimo rapporto di Federterme Confindustria sul termalismo in Italia. Lo studio, al centro di un convegno svoltosi nel quartiere fieristico di Rimini, è stato realizzato da Emilio Becheri e Nicola Quirino, e analizza sia il profilo sia l'andamento economico di questo fondamentale settore dell'offerta turistica italiana. Il rapporto fotografa un settore in lieve contrazione (nel 2009 si è registrato un calo dell'1,3 per cento del valore aggiunto). "Tuttavia - ha spiegato Nicola Quirino - si tratta di una variazione monetaria molto più contenuta di quella riscontrata in settori affini, quale quello degli esercizi alberghieri e complementari. In parte perché la domanda di cure termali (bagni, irrigazioni, inalazioni) non reagisce prontamente alle variazioni del reddito disponibile, in parte perché il settore termale dipende meno di altri dai flussi turistici provenienti dall'estero". Rallenta anche la spesa sostenuta dalle aziende per l'acquisto di beni e servizi: il tasso di crescita è passato dal 5,8 per cento del 2008 al 2,1 per cento del 2009. L'indagine delinea inoltre alcuni possibili orientamenti per la crescita del settore, enunciati dal professor Emilio Becheri: “Dalla presenza in Rete sui social network allo sfruttamento delle località pivot, dall'integrazione con le altre tipologie di turismo presenti nelle zone termali al miglioramento del rapporto con i medici del territorio”. Costanzo Jannotti Pecci, presidente di Federterme, ha sottolineato "l'ottimo rapporto che siamo riusciti a instaurare, da quest'anno, con Rimini Fiera: dire che c'è stata la massima collaborazione è poco". "Siamo convinti - ha aggiunto il presidente di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni - che Thermalia si possa inserire a pieno titolo tra i nostri eventi fieristici legati al settore turistico". Secondo il rapporto, le imprese termali in Italia sono 378, il 46,8 per cento delle quali è al nord, il 15,1 per cento al centro e il rimanente 38,1 al sud. La stragrande maggioranza delle aziende (259) sono organizzate in forma di società di capitali: in testa c'è il Veneto con 85 società, seguito dalla Campania (55), dalla Toscana (23), dall'Emilia-Romagna (19), dalla Lombardia (16) e dal Lazio (15). Prevalgono le imprese di medie dimensioni, con un numero di dipendenti compreso tra 25 e 100. La capacità ricettiva delle località termali è di 110.343 posti letto (di cui 27.867 appartenenti alle stesse aziende termali), e le strutture alberghiere in queste località sono complessivamente 1.534. La stagione primaverile è quella in cui si registra il maggior numero di arrivi.  Negli ultimi anni - evidenzia lo studio - si è notevolmente abbassata l'età media dei clienti degli stabilimenti termali: oggi gli over 65 sono meno del 40 per cento, la quota di utenti con età compresa tra i 20 e i 45 anni ha ormai superato il 30 per cento.
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